“La notizia della morte di Ciro (studente deceduto dopo due giorni di agonia, a seguito di una caduta da un balcone dell’Istituto “Pantaleo” di Torre del Greco, ndr) non indebolisce il nostro Pride. Anzi. Lo rafforza”. Inizia così l’intervista rilasciata a Radio Pride e ad Arci Mediterraneo da Danilo Di Leo, presidente di Pride Vesuvio, principale associazione promotrice del Vesuvio Pride che si terrà Sabato 28 settembre a Torre Del Greco (dopo Torre Annunziata, Pompei, Sorrento, Scafati) con concentramento del corteo alle ore 16 a Via Comizi. Al centro della manifestazione ci sarà la rivendicazione dei diritti della comunità LGBTQIA+.
“Pochi giorni fa – si legge in una nota diffusa dagli organizzatori – è stata approvata dalla Commissione Cultura della Camera, a prima firma del deputato leghista Rossano Sasso, una farneticante risoluzione contro le drag queen nella scuola, ultimo atto di una precisa strategia volta a colpire le persone LGBTQIA+ in molti modi. È un copione che richiama una vera e propria persecuzione delle persone LGBTQIA+”.
La morte di Ciro cambia il sentimento della vostra manifestazione?
“Cambia ma rafforzandolo – risponde Di Leo – perché il Pride di Torre del Greco avrà al centro la rivendicazione della serenità e della libertà di ogni persona. Non soltanto, dunque, appartenente alla comunità LGBTQIA+. Ciro, forse, sarebbe stata vittima di bullismo. Non lo so di preciso, questo saranno gli organi inquirenti ad appurarlo. Ma questa tragedia non fa altro che rinsaldare il senso del nostro Pride”.
In questo preciso momento storico, mi piacerebbe sapere contro cosa stiate lottando…
“Contro l’oppressione di una società che, ancora oggi, vuole giudicarti solo perché appartenente alla nostra comunità. E, inoltre, si lotta contro un governo di destra che continua a comprimere spazi di opinione e di libertà”.
A cosa ti riferisci di preciso?
“E’ semplice. Oltre alla risoluzione contro le drag queen nelle scuole, penso anche all’ultimo Decreto Sicurezza: un dispositivo pericolosissimo, che limita fortemente la possibilità di manifestare, che introduce nuovi pretestuosi reati e che aumenta le pene di reati già esistenti. Se questo Decreto diverrà legge anche fare resistenza passiva in una manifestazione; protestare in un luogo di lavoro o una scuola o una università; lottare contro una grande opera ritenuta inutile o dannosa; o, ancora, esprimere solidarietà nei confronti di chi occupa una casa vuota perché è senza un tetto, sarà un reato penale punibile con anni di carcere”.
Il vostro Pride è anticipato dall’inaugurazione di Officina Cimaglia, spazio di libertà nato in un ex covo di camorra…
“Officina Cimaglia nasce per essere un punto di riferimento utile a tutti e a tutte anche solo per ottenere un semplice momento di confronto e di dialogo. Credo che soprattutto i ragazzi e le ragazze abbiano estremo bisogno di spazi liberi, aperti, nei quali sia possibile confrontarsi ed instaurare relazioni positive”.
Avete subito pressioni, ostacoli, da parte dell’amministrazione comunale di Torre del Greco?
“Assolutamente no, l’amministrazione comunale ha sempre appoggiato l’iniziativa. Gli ostacoli principali derivano da alcune persone. Ancora oggi, in molti, criticano la presunta ostentazione dell’identità di genere rivendicata dai Pride”.
E l’atteggiamento osservato dal Forum comunale dei Giovani?
“Questo, sinceramente, non l’ho capito. Anche perché parliamo di giovani, dunque di persone che dovrebbero, almeno teoricamente, avere una mentalità più libera ed aperta. Invece, una loro decisione votata a maggioranza ha decretato per il mancato appoggio ufficiale al Vesuvio Pride. Sono davvero dispiaciuto. Abbiamo anche avuto un’occasione di confronto. Purtroppo non hanno cambiato idea”.
Cos’è che ancora oggi “spinge” per un secco “no” al Pride?
“Si critica la presunta ostentazione, oppure, come in molti dicono, la presunta esagerazione. Ma, in realtà, la presunta ostentazione nasce solo dal fatto che dobbiamo “urlare più forte”. Talvolta la comunità LGBTQIA+ ha bisogno di “urlare” solo per lottare contro diritti negati. “Urliamo” perché la nostra libertà non intacca quella degli altri e, di conseguenza, non si capisce il senso della chiusura mentale che continuiamo a subire. Io, al contrario, vedo ostentazione anche in situazione cosiddette “normali”. Ad esempio, nelle pubblicità dell’intimo in TV. Eppure, in questo caso, non mi pare che qualcuno si scandalizzi oppure che alzi la voce”.
A tuo giudizio, nonostante l’attuale governo, la situazione generale è comunque migliorata? Intendo anche come presa di coscienza e “accettazione” della società considerata come civile nei confronti della Comunità.
“Beh, certo. Rispetto ai nostri primi predecessori, a chi lottava negli anni duri, ovvero nei ’60-’70-’80, lo stato dell’arte è palesemente migliorato. Tuttavia, continuiamo a riscontrare ancora oggi, nel moderno 2024, la totale chiusura di alcune persone. Ed è questo il vero senso del Pride. Continueremo a lottare, a scendere in piazza, a rivendicare i nostri diritti, anche quando una sola persona, una sola singola persona, ripeto, continuerà ad essere discriminata”.
C’è un testimonial del Pride di Torre del Greco?
“Abbiamo scelto per Vanni Piccolo, primo preside dichiaratamente gay in Italia nonché attivista storico della comunità”.
Perché questa scelta?
“Il nostro Pride sarà rivolto principalmente al mondo della scuola. Crediamo che in città di provincia i più penalizzati siano soprattutto i giovani. A nostro giudizio le attività di sensibilizzazione, anche al fine di agevolare eventuali coming out, necessitano di partire dai banchi di scuola”.
Nella foto Danilo Di Leo