Sguardo pungente, attento e vigile, camicia, giacca sportiva, occhiali da sole nel taschino. E tanta voglia di stupire. A partire dalle sue prime parole come tecnico dell’Arci Napoli Calcio: “Mi ispiro al comandante Sarri. Quest’anno giochiamo per vincere”. Si presenta così in sede per la firma del contratto Salvatore Fasano, 42 anni, allenatore ambizioso ma già con importanti successi alle spalle. Come il sogno della serie D appena sfiorata nel 2021 quando sedeva sulla panchina del “miracolo” Afro Napoli United. Un manipolo di giovani richiedenti asilo e migranti che, attraverso il calcio, ancora oggi fuggono da vissuti tragici, traumi, fame, torture subite. Proprio come i ragazzi dell’Arci Napoli Calcio, che quest’anno disputano il “Napoli League” AICS: il campionato dell’inclusione per eccellenza. Ed allora eccolo il metaforico anello di congiunzione che riporta oggi Fasano in panchina, facendogli riannodare i fili con il suo passato e pronto per una nuova, entusiasmante avventura.
Cosa l’ha spinta a sedere di nuovo in panchina dopo tre anni lontano dai campi?
“Mi ha subito convinto il progetto calcistico dell’Arci Napoli – risponde secco Fasano – spiegatomi calorosamente da un mio caro amico, che conosco da sempre, il ds Valerio Lazazzara (sarà lui a gestire, in tandem con Fasano, anche aspetti prettamente tecnici, ndr) . E poi, lasciatemelo dire, il nostro capitano è Elhadji. Impossibile dimenticarlo”
Ci spieghi meglio
“L’ho conosciuto quando era ancora un ragazzino. Era il 2014. Io allenavo la juniores dell’Afro Napoli, lui era lì con me. Non poteva essere tesserato perché non aveva i documenti. Ma lo allenai comunque e fra noi si instaurò da subito un rapporto umano che anche oggi va ben oltre il calcio. Questi ragazzi ti segnano nel profondo. Vedi i loro occhi gonfi di gioia per una partita vinta anche se, spesso, non hanno neppure gli scarpini per giocare a pallone”.
Dunque è rientrato anche per il significato sociale del torneo
“I punti di contatto tra quell’esperienza in Afro Napoli e questa sfida che raccolgo adesso con Arci sono indubbiamente molti. Anche qui, infatti, per molti migranti il calcio rappresenta la più efficace valvola di sfogo per provare a dimenticare esperienze tragiche. Ricordo i racconti di alcuni miei giocatori. Parlano di centri di detenzione in Libia, di violenze subite. Sono storie che non puoi più dimenticare. Il calcio, però, è un formidabile antidoto, il più veloce veicolo di integrazione. Perché il calcio, in fondo, travalica anche le lingue. Il calcio non ha colore”
Tra i suoi record ci sono una serie D sfiorata e ben 16 vittorie consecutive in juniores all’Afro Napoli. Successi ripetibili anche in Arci? Qual è l’obiettivo stagionale?
“Darsi immediatamente un obiettivo è difficile anche perché non conosciamo il valore delle avversarie. Una cosa è certa, giocheremo sempre per vincere. Il livello della squadra è discreto. E’ stata mantenuta l’ossatura della scorsa stagione quando furono sfiorati i play-off nazionali. Le prime risposte le avrò già venerdì sera al termine della prima di campionato contro il Vallefuoco. Il sintetico del campo Kennedy potrebbe aiutare molti dei miei che invece, senza gli scarpini giusti, fanno più fatica in allenamento, quando lavorano sulla terra battuta. Sono davvero impaziente. Non vedo l’ora di partire”
C’è un allenatore che per lei ha rappresentato un vero e proprio modello cui ispirarsi?
“Il mio modello è Maurizio Sarri. Ho iniziato a studiare le sue teorie sulla difesa a 4 e un’altra, fondamentale e unica, sulla settimana tipo di lavoro in preparazione della partita quando ancora allenava in serie C, all’Arezzo. Credo che il 4-3-3, insieme al 3-5-2, siano i due moduli più adatti per occupare tutto il campo. Un mio punto fisso è certamente la linea difensiva a quattro”.
A Napoli, Sarri ha fatto benissimo. Ora c’è Conte. Lui dove può arrivare?
“Il Napoli, quest’anno, può vincere lo scudetto. Sicuramente arriverà in Champions, tra le prime tre in classifica”.